Restaurare, restituire: un impegno comune per la ricostruzione

“Un omaggio a quello che era, un tentativo di ribaltarlo nel futuro”: così la Soprintendente del Lazio Paola Refice ha definito l’accordo quadro per il recupero e la valorizzazione dei beni culturali dei comuni colpiti dal terremoto del 2016 firmato il 9 maggio a Palazzo Potenziani. L’accordo, promosso dalla Fondazione Varrone, vede insieme tre diverse Soprintendenze, la stessa Fondazione, la Diocesi di Rieti e quattro comuni del cratere uniti nello sforzo di favorire il restauro e la conoscenza del patrimonio culturale scampato al sisma, facendo della stessa attività di recupero un momento di rinascita delle comunità locali.

Quattro le azioni attese da qui alla primavera del 2020, tutte garantite dalla Fondazione Varrone: l’apertura di un laboratorio di restauro nella piazza centrale di Rieti, nella ex sede della Cariri a Palazzo Dosi; il restauro di un primo pacchetto di opere selezionate dalla Soprintendenza, dando la precedenza a professionisti locali; la pubblicazione, entro l’anno, di un libro dedicato alle memorie, l’arte e la devozione dei paesi terremotati edito da Mondadori Electa; l’apertura, nei primi mesi del 2020, di una mostra a Palazzo Potenziani con le opere via via restaurate.

A suggellare l’operazione, la disponibilità della Diocesi a mettere a disposizione spazi del Salone Papale per l’esposizione permanente delle opere restaurate, in attesa che possano via via tornare nei luoghi di origine.
“Questo accordo ha il tratto pratico e operativo che serve per pianificare azioni concrete – ha detto Paolo Iannelli, Soprintendente speciale per le aree del sisma – Dobbiamo valorizzare le opere che abbiamo, anche se danneggiate, e l’attività di restauro deve diventare occasione di conoscenza e di rinascita per le comunità locali”.
“Lavorare insieme dovrebbe essere una condizione normale e invece così non è. Ringrazio la Fondazione Varrone che ha fatto un ottimo lavoro di ente catalizzatore, mettendoci tutti intorno a un tavolo – ha detto Paola Refice, Soprintendente Archeologia, Beni Artistici e Paesaggio del Lazio – Seguiremo tutte le azioni, dal restauro alla stesura del volume all’allestimento della mostra. E’ molto importante che a lavorare a queste opere siano ditte della provincia di Rieti. Il restauro deve seguire principi generali ma è bene che le competenze locali non si perdano. Ed è importante anche trovare forme di condivisione delle informazioni con la popolazione”.

“Nelle carte degli archivi c’è la storia delle comunità: col terremoto la cittadinanza è stata fortemente depauperata – ha detto Monica Grossi, Soprintendente Archivistica e Bibliografica del Lazio – L’Archivio di Stato di Rieti ha fatto un lavoro di raccolta fondamentale: abbiamo archivi comunali e parrocchiali, abbiamo quello della Stazione di Granicoltura. Adesso dobbiamo avviare il processo di restituzione, ed è quello che progressivamente faremo nel quadro di questa intesa”.

“Come Fondazione guardiamo al processo di ricostruzione con grande apprensione – ha detto il presidente Antonio D’Onofrio – I nostri territori sono fragili, non possono permettersi le lungaggini che abbiamo sperimentato a L’Aquila, e il terremoto di Amatrice fatalmente sta uscendo dai radar. Ma il fatto che dei terremotati non si parli più non vuol dire che il problema sia risolto, anzi. E’ questo senso di frustrazione che ci ha spinti ad avere l’idea di una mostra con le opere recuperate dal cratere. Poi con l’incontro e il confronto con i nostri partner l’idea è cresciuta: vogliamo cominciare a restaurare le opere salvate dal terremoto e vogliamo che la gente che è rimasta lo sappia, per dare alle persone un segnale di attenzione e di speranza”.

“Questa iniziativa ha un forte valore simbolico in un contesto, quello reatino, dove abbiamo 150 chiese inagibili e dove siamo pressoché fermi da un anno – ha detto il vescovo, Domenico Pompili – Ringrazio la Fondazione perché ha avuto la capacità di mettere insieme più Soprintendenze per spingere il lavoro di restauro delle opere salvate. Avere una vetrina sulla piazza principale di Rieti sarà di grande incoraggiamento per tutti”.

“E’ un’iniziativa lodevole alla quale il Comune aderisce con slancio – ha detto il sindaco di Rieti Antonio Cicchetti – In un Italia che langue si cerca di reagire agli eventi. Nell’emergenza e nella ricostruzione lo Stato sta mostrando tutti i suoi limiti di macchina pachidermica, che non riesce ad incidere in nessun modo nei processi. Chissà che in un accordo stretto tra enti diversi ma su una dimensione locale non si possa fare di più e meglio. Questo è solo l’inizio”.