Beni culturali: le attività della Chiesa di Rieti dopo il sisma 2016

A tre anni dal terremoto non viene meno la preoccupazione per i beni culturali da parte della diocesi di Rieti. Un’attività complessa che vede la Chiesa reatina impegnata sia sui beni mobili che sugli edifici. Non solo: a partire dal 2016, l’Ufficio diocesano per i Beni Culturali svolge anche un’attività di supporto nell’organizzazione dei sopralluoghi negli edifici di culto e per il reperimento della documentazione disponibile riguardo alle varie chiese.

Recupero e conservazione

Ad oggi, la gran parte delle opere d’arte è stata recuperata e protetta in appositi depositi, grazie al lavoro in collaborazione del Ministero per i Beni Culturali, del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale e della Diocesi di Rieti, svolto con il supporto dei Vigili del Fuoco. La Diocesi ha operato sia in supporto delle squadre ministeriali facenti capo al deposito allestito all’interno della caserma dei Carabinieri di Cittaducale, sia direttamente, con proprio personale, organizzando un ulteriore deposito temporaneo dei beni recuperati. Inoltre la Chiesa di Rieti ha realizzato un nuovo deposito diocesano stabile dei beni mobili recuperati dalle aree colpite che, a partire da settembre 2019, accoglierà le opere che non necessitano di restauro attualmente presenti sia nel deposito di Cittaducale gestito dal MiBAC che nel deposito temporaneo della Diocesi.

L’impegno della diocesi: 70 chiese in un’area vasta

Quanto agli edifici di culto, la situazione è molto complessa e i numeri sono impegnativi. Sono quasi cento, infatti, le chiese nel territorio che necessitano di azioni di messa in sicurezza a causa del sisma. Questi interventi hanno lo scopo di evitare ulteriori danni agli immobili.
Sono un impegno diretto della diocesi di Rieti la progettazione e l’esecuzione dei lavori su 70 di queste chiese. Le altre sono oggetto della cura diretta del Ministero dei Beni Culturali, che ha tenuto per sé 11 edifici, e dei comuni di Amatrice, Leonessa, Borbona e Cittareale, che sono intervenuti su un totale di 16 luoghi di culto. Tutti interventi importanti, perché le chiese hanno a che fare con l’identità delle popolazioni e riportano a memorie personali e tradizioni collettive necessarie a dare continuità alla vita e anima della ricostruzione che verrà.
Sulle scrivanie dell’Ufficio per i Beni Culturali della diocesi sono aperti fascicoli diversi, tra interventi conclusi, in fase di esecuzione o in progettazione. Riguardano edifici presenti non solo nell’area più interna del cratere, ma su tutto il territorio diocesano: Amatrice, Accumoli, Posta, Borbona, Leonessa, Cittareale, Borgovelino, ma anche Rieti, Belmonte in Sabina, Rocca Sinibalda, Concerviano, Pescorocchiano, Petrella Salto. L’attività è cominciata all’inizio del 2017 e si concluderà alla fine del 2019. Attualmente sono stati completati 40 interventi, altri 15 sono in progettazione, 5 in esecuzione e 10 in fase di inizio lavori. Queste attività corrispondono a un importo complessivo di circa 4,5 milioni di euro e vengono svolte dalla diocesi ai sensi di una nota pubblicata dal Dipartimento Protezione Civile il 22 dicembre 2016.

Messe in sicurezza definitive

Non tutti gli edifici adibiti al culto hanno sofferto il terremoto allo stesso modo. Alle chiese oggetto di interventi emergenziali, vanno infatti aggiunte quelle che, pur risultando inagibili, dalle scosse telluriche hanno subito danni meno gravi. A volte, la messa in sicurezza di questi edifici risulta più conveniente se condotta da subito con interventi definitivi. A questi casi sono rivolte due ordinanze del Commissario straordinario del Governo per la ricostruzione, la 23 e la 32, che a fronte della gravità e dell’estensione dei danni provocati dal terremoto in tutto il Centro Italia colgono l’opportunità di affidare interventi che consentono la definitiva riapertura al pubblico ai proprietari degli immobili, finanziandoli con circa 4 milioni di euro.
Nella diocesi di Rieti ricadono nei parametri fissati dalle due ordinanze 17 chiese, comprese nei comuni di Amatrice, Borgovelino, Cittareale, Colle di Tora, Concerviano, Greccio, Leonessa, Poggio Bustone, Posta e Rieti. Per tutte, il programma di lavori disposto dalla diocesi prevede esclusivamente opere definitive. L’Ufficio diocesano per i Beni Culturali e l’Edilizia di Culto ha provveduto innanzitutto ad effettuare un sopralluogo in tutte le Chiese in esame, seguito dalla stima delle risorse necessarie ad effettuare i lavori. Quindi ha coinvolto 43 tecnici tra architetti, ingegneri e geometri, per progettazione, direzione lavori, sicurezza e collaudo, seguendo il criterio della rotazione e della trasparenza nella distribuzione degli incarichi. Stesso principio per le procedure di affidamento dei lavori, alle quali sono state invitate 42 imprese qualificate.
Allo stato attuale si contano 5 interventi in progettazione, altrettanti in fase di inizio lavori e 7 in corso di esecuzione. I lavori in corso riguardano tra gli altri il Santuario di Santa Maria di Capodacqua (Cupello di Cittareale) e le chiese di Santa Maria Assunta (Borbona), Santa Maria di Loreto (Limiti di Greccio) e dei Santi Angeli Custodi a Borgo San Pietro di Poggio Bustone. La riapertura al culto di queste chiese è prevista per il prossimo autunno.

Ricostruzione degli edifici di culto

Un’altra Ordinanza del Commissario Straordinario, la n. 84 dello scorso 10 luglio, regolamenta il processo di ricostruzione delle chiese. Il provvedimento è in attesa di approvazione della Corte dei Conti. Gli interventi complessivi di cui la Chiesa di Rieti potrà farsi carico sono 84, ma il numero degli interventi che saranno realmente intrapresi dalla Diocesi sarà oggetto di valutazione nelle prossime settimane. Il lavoro sarà infatti molto complesso. La Diocesi intende comunque farsi carico dell’impegno spinta dalla consapevolezza dell’urgenza di restituire alle comunità i rispettivi luoghi di culto.

Valorizzazione del patrimonio

A questo complesso di attività nel recupero e nella tutela dei beni, la Diocesi sta affiancando un’azione di valorizzazione dell’eredità culturale. Un esempio è la realizzazione, ad Amatrice, del padiglione espositivo temporaneo multimediale (MuDA), al cui interno è stata allestita la mostra “Tramandare il Bello. Il recupero dell’eredità culturale per una nuova sintonia con il creato”. Un modo per rendere fruibili a visitatori e popolazione un campionario significativo delle opere attualmente conservate nei depositi.
Sulla stessa linea si muove la progettazione di un nuovo allestimento per il Museo Diocesano di Rieti, che oltre a corrispondere alla perdita di alcuni spazi espositivi, sempre a causa del sisma, tiene anche conto dell’esigenza di esporre le opere d’arte recuperate dagli edifici sacri danneggiati dal terremoto.

Casa del Futuro

A questo complesso di azioni si aggiunge la più ambiziosa opera di ricostruzione che la Diocesi di Rieti intende realizzare: quella della Casa del Futuro: un complesso di 18.000 m2 che verrà realizzato ad Amatrice sull’area del “Don Minozzi”. Gli edifici saranno organizzati in quattro corti, dedicate all’accoglienza, alla memoria, alle arti e ai mestieri, ai beni comuni. Equivalente per estensione al centro storico di Amatrice, il complesso si propone come progetto esemplare di ricostruzione e motore per la rinascita del territorio. Il cronoprogramma dei lavori verrà presentato il 17 agosto, sempre ad Amatrice, in occasione delle iniziative per i cento anni dalla fondazione dell’Opera per il Mezzogiorno d’Italia.