Si è concluso lo scorso sabato con la messa presieduta dal vescovo Domenico il sostanzioso ciclo di lavori che ha interessato la chiesa della frazione Santo Stefano di Fiamignano. Il piccolo edificio risale alla seconda metà del secolo scorso: lo si vede dalla scelta di lasciare il cemento a vista, di non nascondere gli elementi strutturali. Ma varcata la soglia, l’aula si presenta luminosa e sorprende per come è slanciata verso l’alto.
Una sfida allo spopolamento e al tempo presente
Una bellezza sobria che però non ha risparmiato all’edificio i problemi che nascono dall’usura e dal tempo, ai quali la diocesi ha voluto porre rimedio. Anche se quella di rimettere a nuovo una chiesa nel cuore del Cicolano, in una zona affetta da un cronico spopolamento, può sembrare un’impresa stravagante, un’iniziativa che sfida il buon senso e la logica.
Spopolamento a parte, si potrebbe dire che le chiese oggi non sono la cosa più urgente su cui mettere mano, perché la maggioranza delle persone ha ben altro per la testa. Viviamo un tempo difficile per la fede, nel quale la pratica religiosa diminuisce a vista d’occhio e i luoghi di culto, oramai, li praticano in pochi.
Uno spazio per tutti
«Eppure l’operazione ha senso», ha spiegato il vescovo nel giorno della restituzione dell’edificio ai fedeli. Appoggiandosi all’esperienza del terremoto, mons Pompili ha infatti notato come «proprio quelli che disprezzavano le chiese si sono resi conto di quanto il territorio si fosse impoverito nel momento in cui sono crollate».
Come a dire che «davvero, per accorgersi della bellezza di una cosa, bisogna arrivare a non averla più». E nel caso delle chiese, il venir meno corrisponde alla perdita di «uno spazio accogliente, luminoso e aperto a tutti». Ecco perché per gli abitanti di Santo Stefano la giornata dell’11 maggio è stata di festa: «perché proprio mentre i nostri territori si trovano a perdere sempre di più in servizi e possibilità di incontro», arriva «una sorta di segnale in controtendenza». Un’inversione di rotta anche rispetto a certi «esiti della modernità», che rendono le persone sempre più sole, diffidenti, isolate, prive del senso della comunità.
Un tempio per alimentare la speranza
Non è poca cosa avere uno spazio comune, ma è ancora più importante che esso sia una chiesa. A dispetto di chi crede che la prospettiva cristiana non cambi nulla, «la fede ci dà la possibilità di rialzarci in piedi, di riprendere con più fiducia la nostra vita quotidiana». E questa necessità «non solo era vera ieri, ma lo è forse ancor di più oggi», perché talvolta «sembriamo senza alcuna speranza di andare avanti. E invece la la Parola di Dio miracolosamente ci rimette in piedi e ci dà la forza di riprendere il cammino».
I lavori eseguiti
Il piccolo edificio della chiesa non figura tra quelli colpiti dal terremoto, ma rientra nell’attività ordinaria dell’Ufficio diocesano per i beni culturali e l’edilizia di culto. Avuta la richiesta di alcuni interventi, i tecnici della diocesi hanno verificato l’opportunità di provvedere disponendo una serie di azioni concrete. A partire dal tetto, che è stato oggetto di un sostanziale rifacimento, per poi passare al consolidamento delle strutture murarie esterne, fino a concludere con la nuova tinteggiatura delle pareti interne. A illustrare gli interventi ai fedeli è stato l’architetto Marco Lucandri, in rappresentanza dell’Ufficio diocesano per i beni ecclesiastici e l’edilizia di culto.
Con i fondi del 5 per mille
I lavori che hanno reso la chiesa più sicura e accogliente, sono stati tutti eseguiti grazie ai fondi dell’otto per mille. Un dato che il vescovo Domenico ha voluto sottolineare al termine della celebrazione, aggiungendo l’augurio che «la comunità sappia valorizzare questa bella circostanza, che sappia soprattutto alla domenica ritrovarsi insieme per invocare Dio e ritrovare il valore della speranza».
La chiesa nei cuori
A ringraziare il vescovo è i tecnici della curia che hanno seguito i lavori, a nome della comunità parrocchiale, è stato il parroco don Wladimiro Spaleniak, che ha invitato a custodire la chiesa nei cuori oltre che nelle strutture e ad avvantaggiarsi del tempio ripristinato per vivere in modo più assiduo la presenza del Risorto. Anche il sindaco, Carmine Rinaldi, ha ringraziato a nome della comunità il vescovo per gli interventi, eseguiti in un momento molto particolare per la diocesi, che si trova ad affrontare il complesso carico di impegni conseguenti al sisma.
Edilizia di culto come azione pastorale
Ma in questa fase è proprio questo il messaggio, l’azione pastorale che può arrivare dagli uffici apparentemente più tecnici e legati ai problemi pratici della diocesi: portare avanti l’impegno quotidiano rispondendo insieme all’emergenza per testimoniare che la vita continua, che a dispetto delle difficoltà si può sempre andare avanti e fare la differenza.