Il MuDa di Amatrice protagonista ai Musei Vaticani: «tramandare il bello e recuperare la propria identità»

È stato inaugurato a luglio 2018 e visitato ad oggi da più di mille persone. Si tratta del percorso espositivo “Tramandare il bello. Il recupero dell’identità culturale per una nuova sintonia con il creato”, che testimonia l’esperienza della diocesi di Rieti sviluppata ad Amatrice dopo due anni dal terremoto che ha colpito il Centro Italia. Ad illustrarla è Pierluigi Pietrolucci, direttore dell’Ufficio diocesano beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto di Rieti, intervenuto alla giornata di studio “La Chiesa e i suoi musei. Identità, governance e politiche culturali”, svolta ai Musei vaticani per iniziativa dell’Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto della Cei in collaborazione con gli stessi Musei del Papa.

L’iniziativa, spiega Pietrolucci, «scaturisce dalla convinzione che il patrimonio artistico e culturale, tangibile nei numerosi beni e opere d’arte salvati dopo le scosse e connesso ad altrettanti beni immateriali rappresentati da usi, riti e tradizioni, sia la testimonianza della memoria materiale e spirituale del territorio, che attiene all’identità della comunità locale e allo spirito dei luoghi».

Risorse cui attingere per «realizzare un processo di ricostruzione anzitutto delle relazioni umane, quindi del contesto materiale». Di qui, con la collaborazione e il supporto del Mibac, grazie a un protocollo d’intesa del 2018, è stata ideata l’esposizione che, «per il particolare contesto in cui prende forma, fa ricorso alle più recenti e innovative applicazioni della comunicazione multimediale: realtà aumentata, virtuale e videomapping per permettere nuovi modi di fruizione dei beni culturali e garantire una visita dal carattere esperienziale e interattivo molto coinvolgente».

L’iniziativa nasce come anteprima della futura sede di Amatrice del Museo diocesano, inserita nel più ampio progetto di recupero e rifunzionalizzazione del Complesso don Minozzi che prende il nome di “Casa Futuro – centro studi Laudato si’”, promosso dal vescovo Domenico Pompili come progetto di rivitalizzazione del territorio. I tempi di realizzazione sono stimati in quattro anni.