Monsignor Lucarelli: custode dell’arte Sacra e dei beni culturali della Diocesi di Rieti

Durante i diciotto anni dell’episcopato di monsignor Delio Lucarelli uno dei tratti più riposti, eppure sensibili e fertili, della sua personalità è stato l’amore appassionato e l’accorta tutela dei beni culturali ecclesiastici, d’intesa con la CEI e con i Soprintendenti ed i funzionari ABAP avvicendatisi tra il 1997 e il 2015 condividendone i progetti.

Il terremoto della Valnerina fu il banco di prova per il vescovo, da poco arrivato in diocesi: il costante intervento assicurato da monsignor Lucarelli si concluse a favore di un centinaio di chiese e di canoniche. In vista del grande Giubileo del 2000, in collaborazione con la Prefettura e con gli Enti locali, il vescovo s’impegnava per riaprire al culto l’aula basilicale di San Domenico, indemaniata dopo il 1866, più volte profanata e infine scoperchiata per le conseguenze del sisma del 1979.

Dalla cattedrale furono riportati in solenne processione i segni liturgici dell’acqua lustrale e del fuoco, inaugurando una nuova stagione per la Chiesa reatina. Furono questi i prodromi del Sinodo celebrato dal 2002 dal 2004.

Aperto e disponibile al confronto, nel 2003 monsignor Lucarelli autorizzò l’allestimento della mostra a cura di Lydia Saraca Colonnelli dedicata al pittore Antonio Gherardi a tre secoli dalla morte, garantendo la collaborazione con la Soprintendenza e con il Comune.

Un decennio più tardi, sarebbe stata la volta della mostra Francesco, il Santo nell’intento di promuovere le azioni dell’VIII centenario Francescano. Il lusinghiero esito della mostra organizzata nella monumentale sala delle udienze del palazzo papale fu determinante, per monsignor Lucarelli, con l’obiettivo di concepire un percorso museale che attraverso il Battistero di San Giovanni in Fonte, le sagrestie della basilica inferiore di Santa Maria Madre di Dio e del palazzo papale avrebbe avuto spazio adeguato per gli oggetti d’arte sacra della diocesi.

Già nel 1974 monsignor Dino Trabalzini aveva incaricato la storica dell’arte Luisa Mortari che allestì il Tesoro del Duomo presso il Battistero, successivamente riaperta al culto come cappella feriale. Nel 2003, vi si destinarono le sculture lignee, la Madonna eburnea di Cerchiara, la monumentale Madonna di Cassino di Accumoli già riallestita al San Michele dopo il terremoto del 1979.

Le sagrestie della Venerabile Compagnia delle SS. Stimmate di San Francesco furono destinate alle oreficerie e al lapidarium, infine nel palazzo costruito nel XIII secolo dall’architetto Andrea furono esposti gli affreschi strappati dalle pareti del coro di San Francesco e le tele provenienti dalle chiese reatine e da altri centri della diocesi.

L’8 novembre 2005 il Museo dei beni ecclesiastici della diocesi di Rieti fu visitato da un ospite d’eccezione, il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi che insieme con la moglie donna Franca apprezzò l’allestimento, che durante l’episcopato di monsignor Delio Lucarelli fu certificato da AMEI, ICOM, Herity.

Nel 2009, in memoria della lungimirante azione del vescovo Benincasa che il 27 aprile 1109 aveva benedetto la prima pietra, monsignor Lucarelli promosse l’impegnativo consolidamento e restauro della basilica inferiore.

Fu la volta del riallestimento della chiesa di Santa Scolastica come auditorium, in collaborazione con l’avvocato Innocenzo de Sanctis, al tempo presidente della Fondazione Varrone.

Ancora prima di rimettere il suo mandato nelle mani del Papa, monsignor Lucarelli intraprese con Enea il lungimirante progetto COBRA che avrebbe monitorato l’assetto della torre campanaria della cattedrale utilizzando tecnologie sperimentali per i Beni culturali. Ricordava bene che il terremoto del 28 giugno 1898 aveva danneggiato il campanile, destinato a demolizione da parte del Regio Genio Civile, consolidato e restaurato a proprie spese dal vescovo del tempo, monsignor Bonaventura Quintarelli. Ad oggi, ne resta la puntuale osservazione tecnica durante il terremoto nella notte del 24 agosto 2016.